
Piano del colore
​
Mafalda , Italia
![]() | ![]() | ![]() |
---|---|---|
![]() | ![]() | ![]() |
![]() | ![]() | ![]() |
![]() |
A fronte di un degrado diffuso legato a processi di fatiscenza edilizia, inidoneità statica ed impiantistica, obsolescenza d’uso e dismissione di funzioni, il recupero fisico degli edifici rappresenta un aspetto importante ma non esaustivo.
Come punto di partenza di un processo di pianificazione più articolato, teso alla riqualificazione edilizia ed urbana, l’Amministrazione del Comune di Mafalda ha inteso dotarsi, prima del più complesso Piano di Recupero, dello strumento di Piano del Colore.
Volendo infatti estendere le iniziative di riqualificazione alla quasi totalità dell’abitato, non limitandosi al centro storico, il Piano del Colore rappresenta uno strumento agile che permette, attraverso un’attenta regolamentazione di quelli che sono i requisiti di superficie dei manufatti che i Regolamenti Edilizi non arrivano a normare in maniera efficace, di esercitare una forma di controllo sull’operazione complessiva di ristrutturazione, limitando la discrezionalità dell’iniziativa privata.
D’altra parte in una realtà insediativa come quella di Mafalda, povera di episodi salienti, la necessità di recuperare, accanto al valore architettonico dei singoli manufatti, le valenze urbanistiche ed ambientali d’insieme, impone, in sede pianificatoria e progettuale, un’attenzione particolare al contesto.
E’ indispensabile che il recupero del paesaggio urbano passi attraverso l’integrazione linguistica degli interventi e una valutazione preventiva degli impatti supportata dalla più attenta considerazione di una serie di fattori di pertinenza sensoriale.
Le operazioni di recupero, efficacemente regolamentate per quanto attiene agli aspetti strutturali, volumetrici e di tutela monumentale, risultano spesso incontrollate e dagli esiti discutibili sotto il profilo del rispetto e ripristino delle caratteristiche cromatiche e materiche, comportando sovente uno stravolgimento o banalizzazione dell’immagine originaria del luogo.
Infatti il colore, la trama, la tessitura dei materiali, le caratteristiche di assorbimento o riflessione della luce sono elementi essenziali nella lettura e nella definizione della qualità ambientale, quanto lo sono aspetti architettonici o morfologici.
A ciò si aggiunge che la recente accelerazione del progresso tecnologico ha reso disponibile un’offerta di prodotti vernicianti dalle caratteristiche prestazionali altamente differenziate.
L’applicazione di tale varietà produttiva, non supportata da un’adeguata sensibilità per quegli aspetti materici, di texture, di trasparenza e opacità ha prodotto esiti di forte eterogeneità ed artificialità, in forte contrasto con la scena cromatica ereditata dal passato che, costruita sull’uso di una gamma limitata di tinte naturali, risultava intrinsecamente armonica.
Ne deriva che proprio la mancata sensibilità nei confronti delle pertinenze percettive e sensoriali nell’introduzione di nuovi materiali di finitura ha contribuito a determinare il depauperamento delle qualità ambientali del costruito, rendendo improrogabili interventi di coordinamento e regolamentazione degli aspetti cromatici e di finitura degli edifici.